Vittorio Clemente

Vittorio Clemente



Vittorio Clemente nacque a Bugnara (AQ) il 12 aprile 1895 e, dopo gli studi alla Scuola Normale di Tivoli, svolse la propria carriera nel mondo della scuola abruzzese fino a ricoprire i ruoli di direttore didattico a Teramo e di ispettore scolastico a Roma e Rieti. Durante la Prima Guerra Mondiale, come sottotenente di fanteria sul fronte carsico, collaborò all’Ufficio Stampa e Propaganda dell’esercito, segnando l’inizio della sua attività di scrittura su riviste e giornali.

Strettamente legato alla sua terra, Clemente sviluppò fin da giovane una poesia in dialetto abruzzese come strumento espressivo autentico. La sua raccolta di sonetti Sclocchitte (Milano, 1949) attirò l’attenzione di Pier Paolo Pasolini, che scrisse la prefazione a Acqua de magge (Roma, 1952) e lo incluse nella storica antologia Poesia dialettale del Novecento (Guanda, 1952), definendolo una delle “voci più alte” della poesia abruzzese. Negli anni successivi Clemente pubblicò altre raccolte di rilievo, fra cui Tiempe de sole e fiure (1955), Canzune ad allegrie (1960) e Serenatelle abruzzesi (1965). Nel 1970 uscì il volume omnia Canzune de tutte tiempe, curato da Ottaviano Giannangeli.

Attivo anche come critico e studioso di folklore, Clemente fu membro del Gruppo dei Romanisti dal 1939 al 1973, collaborando con intellettuali come Trilussa e Cesare Pascarella. I suoi meriti gli valsero il Premio Sanremo” per la poesia dialettale (1947), il primo posto al Premio Castaldi” (1948) e la Medaglia dargento del Presidente della Repubblica per i Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte (1956).

La sua poetica si caratterizza per la fusione tra la rimembranza personale (ricordi di guerra, nostalgia d’infanzia) e la rappresentazione vivida del paesaggio, delle tradizioni e della parlata popolare abruzzese. Morì a Roma nel 1975; è sepolto a Bugnara, dove nel 1995 Ottaviano Giannangeli pubblicò l’antologia Le chiù fine parole per celebrare il centenario della sua nascita. Oggi Clemente è ricordato come uno dei maggiori poeti dialettali del Novecento, capace di trasmettere l’identità culturale dell’Abruzzo attraverso un linguaggio autentico e profondamente radicato nel territorio.

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